Santo Rosario
in suffragio del Santo Padre
Papa Francesco
Domodossola (V.C.O.), Chiesa Collegiata – Lunedì dell’Angelo, 21/04/2025
Introduzione
Lettore Ci disponiamo alla preghiera con un momento di silenzio.
Lettore Carissimi fratelli e sorelle, con profondo dolore devo annunciare la morte di nostro Santo Padre Francesco. Alle ore 7:35 di questa mattina il Vescovo di Roma, Francesco, è tornato alla casa del Padre.
La sua vita tutta intera è stata dedicata al servizio del Signore e della Sua chiesa. Ci ha insegnato a vivere i valori del Vangelo con fedeltà, coraggio ed amore universale, in modo particolare a favore dei più poveri e emarginati.
Con immensa gratitudine per il suo esempio di vero discepolo del Signore Gesù, raccomandiamo l’anima di Papa Francesco all’infinito amore misericordioso di Dio Uno e Trino”. Card. Kevin Joseph Farrell,
Camerlengo di Santa Romana Chiesa
Lettore Pregheremo con il Santo Rosario e ci accompagneranno alcuni spunti di Papa Francesco su temi a lui cari. Ricordiamo le sue insistenti parole: “Non dimenticatevi di pregare per me!”.
Canto iniziale | Nei cieli un grido risuonò
Nei cieli un grido risuonò: Alleluja!
Cristo Signore trionfò, Alleluja!
Rit. Alleluja! Alleluja! Alleluja!
–
Morte di croce egli patì, Alleluja!
Ora al suo cielo risalì: alleluia!
–
Cristo ora è vivo in mezzo a noi, Alleluja!
Noi risorgiamo insieme a lui: alleluia!
–
Gloria alla santa Trinità: Alleluja!
ora e per l’eternità, Alleluja!
Il Segno della Croce
Cel. Nel Nome del Padre,
e del Figlio,
e dello Spirito Santo.
Tutti Amen.
–
Cel. Il Signore sia con voi!
Tutti E con il tuo spirito.
Prima decina. Contempliamo il mistero:
GESÙ PERCORRE LA VIA DEL CALVARIO PORTANDO LA CROCE
Sac. Gesù, portando la croce, si avviò verso il luogo detto del Cranio, in ebraico Gòlgota, dove lo crocifissero e con lui altri due, uno da una parte e uno dall’altra, e Gesù in mezzo. (Gv 19)
Lettore La via del Calvario passa in mezzo alle nostre strade di tutti i giorni. Noi, Signore, andiamo solitamente nella direzione opposta alla tua. Proprio così può capitarci di incontrare il tuo volto, di incrociare il tuo sguardo. Noi procediamo come sempre e tu vieni verso di noi. I tuoi occhi ci leggono il cuore. Allora esitiamo a proseguire come se nulla fosse successo. Possiamo voltarci, guardarti, seguirti. Possiamo immedesimarci nel tuo cammino e intuire che è meglio cambiare direzione.
Dal Vangelo secondo Marco (10,21): Allora Gesù fissò lo sguardo su di lui, lo amò e gli disse: «Una cosa sola ti manca: va’, vendi quello che hai e dallo ai poveri, e avrai un tesoro in cielo; e vieni! Seguimi!».
Gesù è il tuo nome e davvero in te «Dio salva». Il Dio di Abramo che chiama, il Dio di Isacco che provvede, il Dio di Giacobbe che benedice, il Dio di Israele che libera: nel tuo sguardo, Signore che attraversi Gerusalemme, c’è un’intera rivelazione. Nei tuoi passi che escono dalla città c’è il nostro esodo verso una terra nuova. Sei venuto a cambiare il mondo: significa per noi cambiare direzione, vedere la bontà delle tue tracce, lasciare lavorare nel nostro cuore la memoria dei tuoi occhi.
La Via Crucis è la preghiera di chi si muove. Interrompe i nostri percorsi consueti, affinché dalla stanchezza andiamo verso la gioia. È vero, ci costa la via di Gesù: in questo mondo che calcola tutto, la gratuità ha un caro prezzo. Nel dono, però, tutto rifiorisce: una città divisa in fazioni e lacerata dai conflitti va verso la riconciliazione; una religiosità inaridita riscopre la fecondità delle promesse di Dio; persino un cuore di pietra può cambiarsi in un cuore di carne. Soltanto, occorre ascoltare l’invito: «Vieni! Seguimi!». E fidarsi di quello sguardo d’amore.
Papa Francesco,
Via Crucis al Colosseo, Venerdì Santo, 18 aprile 2025
Cel. Ti adoriamo o Cristo e ti benediciamo
Tutti Perché con la tua santa Croce hai redento il mondo.
Padre Nostro, 10 Ave Maria (meditando il mistero), Gloria al Padre.
Cel. Maria, rifugio dei peccatori, Tutti prega per noi.
Seconda decina. Contempliamo il mistero:
LO SPIRITO SANTO SCENDE SU MARIA E GLI APOSTOLI
Sac. La sera di quel giorno, il primo della settimana, mentre erano chiuse le porte del luogo dove si trovavano i discepoli per timore dei Giudei, venne Gesù, stette in mezzo e disse loro: «Pace a voi!». Detto questo, soffiò e disse loro: «Ricevete lo Spirito Santo». (Gv 20)
Lettore Cari fratelli e sorelle!
Ringrazio il Signore di poter celebrare questa Santa Messa di inizio del ministero petrino nella solennità di San Giuseppe, sposo della Vergine Maria e patrono della Chiesa universale […].
Abbiamo ascoltato nel Vangelo che «Giuseppe fece come gli aveva ordinato l’Angelo del Signore e prese con sé la sua sposa» (Mt 1,24). In queste parole è già racchiusa la missione che Dio affida a Giuseppe, quella di essere custos, custode. Custode di chi? Di Maria e di Gesù; ma è una custodia che si estende poi alla Chiesa, come ha sottolineato San Giovanni Paolo II: «San Giuseppe, come ebbe amorevole cura di Maria e si dedicò con gioioso impegno all’educazione di Gesù Cristo, così custodisce e protegge il suo mistico corpo, la Chiesa, di cui la Vergine Santa è figura e modello» (Esort. ap. Redemptoris Custos, 1).
Come esercita Giuseppe questa custodia? Con discrezione, con umiltà, nel silenzio, ma con una presenza costante e una fedeltà totale, anche quando non comprende. Dal matrimonio con Maria fino all’episodio di Gesù dodicenne nel Tempio di Gerusalemme, accompagna con premura e tutto l’amore ogni momento. E’ accanto a Maria sua sposa nei momenti sereni e in quelli difficili della vita, nel viaggio a Betlemme per il censimento e nelle ore trepidanti e gioiose del parto; nel momento drammatico della fuga in Egitto e nella ricerca affannosa del figlio al Tempio; e poi nella quotidianità della casa di Nazaret, nel laboratorio dove ha insegnato il mestiere a Gesù.
Come vive Giuseppe la sua vocazione di custode di Maria, di Gesù, della Chiesa? Nella costante attenzione a Dio, aperto ai suoi segni, disponibile al suo progetto, non tanto al proprio; ed è quello che Dio chiede a Davide, come abbiamo ascoltato nella prima Lettura: Dio non desidera una casa costruita dall’uomo, ma desidera la fedeltà alla sua Parola, al suo disegno; ed è Dio stesso che costruisce la casa, ma di pietre vive segnate dal suo Spirito. E Giuseppe è “custode”, perché sa ascoltare Dio, si lascia guidare dalla sua volontà, e proprio per questo è ancora più sensibile alle persone che gli sono affidate, sa leggere con realismo gli avvenimenti, è attento a ciò che lo circonda, e sa prendere le decisioni più sagge. In lui cari amici, vediamo come si risponde alla vocazione di Dio, con disponibilità, con prontezza, ma vediamo anche qual è il centro della vocazione cristiana: Cristo! Custodiamo Cristo nella nostra vita, per custodire gli altri, per custodire il creato! […]
E quando l’uomo viene meno a questa responsabilità di custodire, quando non ci prendiamo cura del creato e dei fratelli, allora trova spazio la distruzione e il cuore inaridisce […].
Vorrei chiedere, per favore, a tutti coloro che occupano ruoli di responsabilità in ambito economico, politico o sociale, a tutti gli uomini e le donne di buona volontà: siamo “custodi” della creazione, del disegno di Dio iscritto nella natura, custodi dell’altro, dell’ambiente; non lasciamo che segni di distruzione e di morte accompagnino il cammino di questo nostro mondo! Ma per “custodire” dobbiamo anche avere cura di noi stessi! Ricordiamo che l’odio, l’invidia, la superbia sporcano la vita! Custodire vuol dire allora vigilare sui nostri sentimenti, sul nostro cuore, perché è proprio da lì che escono le intenzioni buone e cattive: quelle che costruiscono e quelle che distruggono! Non dobbiamo avere paura della bontà, anzi neanche della tenerezza!
E qui aggiungo, allora, un’ulteriore annotazione: il prendersi cura, il custodire chiede bontà, chiede di essere vissuto con tenerezza. Nei Vangeli, san Giuseppe appare come un uomo forte, coraggioso, lavoratore, ma nel suo animo emerge una grande tenerezza, che non è la virtù del debole, anzi, al contrario, denota fortezza d’animo e capacità di attenzione, di compassione, di vera apertura all’altro, capacità di amore. Non dobbiamo avere timore della bontà, della tenerezza!
Oggi, insieme con la festa di san Giuseppe, celebriamo l’inizio del ministero del nuovo Vescovo di Roma, Successore di Pietro, che comporta anche un potere. Certo, Gesù Cristo ha dato un potere a Pietro, ma di quale potere si tratta? Alla triplice domanda di Gesù a Pietro sull’amore, segue il triplice invito: pasci i miei agnelli, pasci le mie pecorelle. Non dimentichiamo mai che il vero potere è il servizio e che anche il Papa per esercitare il potere deve entrare sempre più in quel servizio che ha il suo vertice luminoso sulla Croce; deve guardare al servizio umile, concreto, ricco di fede, di san Giuseppe e come lui aprire le braccia per custodire tutto il Popolo di Dio e accogliere con affetto e tenerezza l’intera umanità, specie i più poveri, i più deboli, i più piccoli, quelli che Matteo descrive nel giudizio finale sulla carità: chi ha fame, sete, chi è straniero, nudo, malato, in carcere (cfr Mt 25,31-46). Solo chi serve con amore sa custodire!
Nella seconda Lettura, san Paolo parla di Abramo, il quale «credette, saldo nella speranza contro ogni speranza» (Rm 4,18). Saldo nella speranza, contro ogni speranza! Anche oggi davanti a tanti tratti di cielo grigio, abbiamo bisogno di vedere la luce della speranza e di dare noi stessi la speranza […].
Papa Francesco,
Santa Messa, imposizione del Pallio e consegna dell’anello del pescatore
per l’inizio del Ministero Petrino del Vescovo di Roma
Piazza San Pietro, martedì, 19 marzo 2013, Solennità di San Giuseppe
Canone In manus tuas Pater
commendo spiritum meum;
In manus tuas Pater
commendo spiritum meum
Padre Nostro, 10 Ave Maria (meditando il mistero), Gloria al Padre.
Cel. Maria, Madre della Chiesa, Tutti prega per noi.
Terza decina. Contempliamo il mistero:
GESÙ ANNUNCIA IL REGNO DI DIO
Sac. Dopo che Giovanni fu arrestato, Gesù andò nella Galilea, proclamando il vangelo di Dio, e diceva: «Il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino; convertitevi e credete nel Vangelo». (Mc 1)
Lettore Cristo vive. Egli è la nostra speranza e la più bella giovinezza di questo mondo. Tutto ciò che Lui tocca diventa giovane, diventa nuovo, si riempie di vita. Perciò, le prime parole che voglio rivolgere a ciascun giovane cristiano sono: Lui vive e ti vuole vivo!
Lui è in te, Lui è con te e non se ne va mai. Per quanto tu ti possa allontanare, accanto a te c’è il Risorto, che ti chiama e ti aspetta per ricominciare. Quando ti senti vecchio per la tristezza, i rancori, le paure, i dubbi o i fallimenti, Lui sarà lì per ridarti la forza e la speranza.
Gesù, l’eternamente giovane, vuole donarci un cuore sempre giovane. La Parola di Dio ci chiede: «Togliete via il lievito vecchio, per essere pasta nuova» (1 Cor 5,7). Al tempo stesso, ci invita a spogliarci dell’«uomo vecchio» per rivestirci dell’uomo «nuovo» (cfr Col 3,9.10). E quando spiega cosa significa rivestirsi di quella giovinezza «che si rinnova» (v. 10), dice che vuol dire avere «sentimenti di tenerezza, di bontà, di umiltà, di mansuetudine, di magnanimità, sopportandovi a vicenda e perdonandovi gli uni gli altri, se qualcuno avesse di che lamentarsi nei riguardi di un altro» (Col 3,12-13). Ciò significa che la vera giovinezza consiste nell’avere un cuore capace di amare. Viceversa, ad invecchiare l’anima è tutto ciò che ci separa dagli altri. Ecco perché conclude: «Ma sopra tutte queste cose rivestitevi della carità, che le unisce in modo perfetto» (Col 3,14).
Notiamo che a Gesù non piaceva il fatto che gli adulti guardassero con disprezzo i più giovani o li tenessero al loro servizio in modo dispotico. Al contrario, chiedeva: «Chi tra voi è più grande diventi come il più giovane» (Lc 22,26). Per Lui, l’età non stabiliva privilegi, e che qualcuno avesse meno anni non significava che valesse di meno o che avesse meno dignità.
La Parola di Dio dice che i giovani vanno trattati «come fratelli» (1 Tm 5,1) e raccomanda ai genitori: «Non esasperate i vostri figli, perché non si scoraggino» (Col 3,21). Un giovane non può essere scoraggiato, la sua caratteristica è sognare grandi cose, cercare orizzonti ampi, osare di più, aver voglia di conquistare il mondo, saper accettare proposte impegnative e voler dare il meglio di sé per costruire qualcosa di migliore. Per questo insisto coi giovani che non si lascino rubare la speranza e ad ognuno ripeto: «Nessuno disprezzi la tua giovane età» (1 Tm 4,12).
Tuttavia, nello stesso tempo ai giovani si raccomanda: «Siate sottomessi agli anziani» (1 Pt 5,5). La Bibbia invita sempre ad avere un profondo rispetto per gli anziani, perché possiedono un patrimonio di esperienza, hanno sperimentato i successi e i fallimenti, le gioie e i grandi dolori della vita, le speranze e le delusioni, e nel silenzio del loro cuore custodiscono tante storie che possono aiutarci a non sbagliare e a non essere ingannati da falsi miraggi. La parola di un anziano saggio invita a rispettare certi limiti e a sapersi dominare al momento giusto: «Esorta ancora i più giovani a essere prudenti» (Tt 2,6). Non va bene cadere nel culto della gioventù, oppure in un atteggiamento giovanile che disprezza gli altri per i loro anni o perché sono di un’altra epoca. Gesù diceva che la persona saggia sa estrarre cose nuove e cose antiche dal suo tesoro (cfr Mt 13,52). Un giovane saggio si apre al futuro, ma è sempre capace di valorizzare qualcosa dell’esperienza degli altri.
Papa Francesco,
Esortazione Apostolica Post-Sinodale “Christus Vivit”
Loreto, Santuario della Santa Casa, 25 marzo 2019, Sol. Annunciazione del Signore
Canto Jesus Christ, you are my life,
alleluja, alleluja.
Jesus Christ, you are my life,
you are my life, alleluja.
Padre Nostro, 10 Ave Maria (meditando il mistero), Gloria al Padre.
Cel. Maria, Madre della divina Grazia, Tutti prega per noi.
Quarta decina. Contempliamo il mistero:
GESÙ PRESENTE ALLE NOZZE DI CANA
Sac. In quel tempo vi fu una festa di nozze a Cana di Galilea e c’era la madre di Gesù. Fu invitato alle nozze anche Gesù con i suoi discepoli. Venuto a mancare il vino, la madre di Gesù gli disse: «Non hanno vino». E Gesù le rispose: «Donna, che vuoi da me? Non è ancora giunta la mia ora». Sua madre disse ai servitori: «Qualsiasi cosa vi dica, fatela». (Gv 2)
Lettore [Guardiamo all’inno alla carità di San Paolo]: anche le azioni più straordinarie, la generosità più eroica, persino il distribuire tutti i propri averi per darli agli affamati (1 Cor 13,3), senza la carità non valgono nulla.
È la carità che ci fa essere. Quando accogliamo l’amore di Dio e amiamo in Lui, attingiamo alla verità di ciò che siamo, come individui e come Chiesa, e comprendiamo a fondo il senso della nostra esistenza. Non soltanto capiamo l’importanza della nostra vita, ma anche quanto sia preziosa quella degli altri. Distinguiamo chiaramente come ogni vita sia irrinunciabile e appaia come un prodigio agli occhi di Dio […].
L’amore ci fa aprire gli occhi, allargare lo sguardo, ci permette di riconoscere nell’estraneo che incrociamo sul nostro cammino il volto di un fratello, con un nome, una storia, un dramma a cui non possiamo rimanere indifferenti. Alla luce dell’amore di Dio, la fisionomia dell’altro emerge dall’ombra, esce dall’insignificanza, e acquista valore, rilevanza. Le indigenze del prossimo ci interrogano, ci scomodano, ci provocano alla sfida della responsabilità. Ed è sempre alla luce dell’amore che troviamo la forza e il coraggio di rispondere al male che opprime l’altro, di rispondere in prima persona, mettendoci la faccia, il cuore, rimboccandoci le maniche […].
Vuoi sapere se un cristiano vive la carità? Allora guarda se è disposto ad aiutare di buon grado, con il sorriso sulle labbra, senza brontolare e adirarsi. La carità è paziente, scrive Paolo, e la pazienza è la capacità di sostenere le prove inaspettate, le fatiche quotidiane, senza perdere la gioia e la fiducia in Dio. Per questo è il risultato di un lento travaglio dello spirito, in cui si impara a dominare se stessi, prendendo coscienza dei propri limiti.
È un modo di rapportarsi a se stessi da cui, poi, scaturisce quella maturità relazionale che ci porta a riconoscere «che anche l’altro possiede il diritto a vivere su questa terra insieme a me, così com’è» (Amoris Laetitia 92).
Papa Francesco,
Discorso ai partecipanti all’Assemblea Generale di Caritas Internationalis
Sala Clementina, giovedì, 11 maggio 2023
Canone Ubi caritas et amor,
ubi caritas Deus ibi est.
Padre Nostro, 10 Ave Maria (meditando il mistero), Gloria al Padre.
Cel. Maria, Regina dei Martiri, Tutti prega per noi.
Quinta decina. Contempliamo il mistero:
GESÙ È BATTEZZATO DA GIOVANNI NEL GIORDANO
Sac. Appena battezzato, Gesù uscì dall’acqua: ed ecco, si aprirono i cieli ed egli vide lo Spirito di Dio discendere come una colomba e venire sopra di lui. Ed ecco una voce dal cielo che diceva: «Questi è il Figlio mio, l’amato: in lui ho posto il mio compiacimento». (Mt 3)
Lettore {Ascoltiamo alcuni che ricordano come papa Francesco, seguendo l’esempio di Gesù, non avesse paura né ribrezzo a stare con gli ultimi e i disprezzati: prima alcuni spunti tratti da Vatican News e poi due passi della Spes non confundit, Bolla di indizione del presente Giubileo}.
I migranti usati per fare paura
In tema di accoglienza, il Papa richiama pure la questione a lui cara dei migranti che spesso – dice – sono usati come espediente “per fare paura al popolo, per fare credere che i nostri problemi nascono da questo”. Invece i nostri problemi “nascono dalla mancanza di valori alti, dal modo disorganizzato di vivere nelle nostre case e nelle nostre città, dal vuoto di fede che ci allontana gli uni dagli altri e non ci permette la fratellanza”.
Girare per strada
Papa Francesco ancora una volta confessa la sua nostalgia di poter girare per le strade come in Argentina, incontrando gente, parlando con loro e condividendo racconti, difficoltà e umori: “Devo attenermi ai protocolli di sicurezza. Qui hanno paura che mi possa accadere qualcosa”. È un’altra paura, in questo caso, però, giustificata. “Le prime volte, appena eletto, ho provato a fare qualche uscita senza avvisare, e ho creato seri problemi alle persone che lavorano per garantire la mia sicurezza”, rivela il Papa.
La vicinanza è il vero antidoto alla paura
D’altronde “la vicinanza alle persone, potersi confrontare, fare cose insieme è il vero antidoto alla paura”, evidenzia Papa Francesco. “Molte volte, l’isolamento, il sentirsi sbagliati, avere problemi e non trovare aiuto, può determinare delle crisi che si trasformano in disagi mentali. Il mio lavoro è pieno di persone che si sentono sole e terribilmente lontane da ‘casa’. La solitudine è il vero male della nostra società. Tutti connessi con i telefonini, ma sconnessi con la realtà”.
Articolo “Il Papa: la paura frena l’anima, l’antidoto è la vicinanza alla gente”
Vatican News, 21 gennaio 2023
{Dalla Spes non Confundit}
Nell’Anno giubilare saremo chiamati ad essere segni tangibili di speranza per tanti fratelli e sorelle che vivono in condizioni di disagio. Penso ai detenuti che, privi della libertà, sperimentano ogni giorno, oltre alla durezza della reclusione, il vuoto affettivo, le restrizioni imposte e, in non pochi casi, la mancanza di rispetto. Propongo ai Governi che nell’Anno del Giubileo si assumano iniziative che restituiscano speranza; forme di amnistia o di condono della pena volte ad aiutare le persone a recuperare fiducia in sé stesse e nella società; percorsi di reinserimento nella comunità a cui corrisponda un concreto impegno nell’osservanza delle leggi.
È un richiamo antico, che proviene dalla Parola di Dio e permane con tutto il suo valore sapienziale nell’invocare atti di clemenza e di liberazione che permettano di ricominciare: «Dichiarerete santo il cinquantesimo anno e proclamerete la liberazione nella terra per tutti i suoi abitanti» (Lv 25,10). Quanto stabilito dalla Legge mosaica è ripreso dal profeta Isaia: «Il Signore mi ha mandato a portare il lieto annuncio ai miseri, a fasciare le piaghe dei cuori spezzati, a proclamare la libertà degli schiavi, la scarcerazione dei prigionieri, a promulgare l’anno di grazia del Signore» (Is 61,1-2). Sono le parole che Gesù ha fatto proprie all’inizio del suo ministero, dichiarando in sé stesso il compimento dell’“anno di grazia del Signore” (cfr. Lc 4,18-19). In ogni angolo della terra, i credenti, specialmente i Pastori, si facciano interpreti di tali istanze, formando una voce sola che chieda con coraggio condizioni dignitose per chi è recluso, rispetto dei diritti umani e soprattutto l’abolizione della pena di morte, provvedimento contrario alla fede cristiana e che annienta ogni speranza di perdono e di rinnovamento. Per offrire ai detenuti un segno concreto di vicinanza, io stesso desidero aprire una Porta Santa in un carcere, perché sia per loro un simbolo che invita a guardare all’avvenire con speranza e con rinnovato impegno di vita.
Speranza invoco in modo accorato per i miliardi di poveri, che spesso mancano del necessario per vivere. Di fronte al susseguirsi di sempre nuove ondate di impoverimento, c’è il rischio di abituarsi e rassegnarsi. Ma non possiamo distogliere lo sguardo da situazioni tanto drammatiche, che si riscontrano ormai ovunque, non soltanto in determinate aree del mondo. Incontriamo persone povere o impoverite ogni giorno e a volte possono essere nostre vicine di casa. Spesso non hanno un’abitazione, né il cibo adeguato per la giornata. Soffrono l’esclusione e l’indifferenza di tanti. È scandaloso che, in un mondo dotato di enormi risorse, destinate in larga parte agli armamenti, i poveri siano «la maggior parte […], miliardi di persone. Oggi sono menzionati nei dibattiti politici ed economici internazionali, ma per lo più sembra che i loro problemi si pongano come un’appendice, come una questione che si aggiunga quasi per obbligo o in maniera periferica, se non li si considera un mero danno collaterale. Di fatto, al momento dell’attuazione concreta, rimangono frequentemente all’ultimo posto». Non dimentichiamo: i poveri, quasi sempre, sono vittime, non colpevoli.
Papa Francesco,
Spes non confundit – Bolla di indizione del Giubileo Ordinario dell’anno 2025
San Giovanni in Laterano, 9 maggio 2024, Sol. Ascensione di Nostro Signore Gesù Cristo.
Canone Bonum est confidere in Domino,
bonum sperare in Domino (x3)
Padre Nostro, 10 Ave Maria (meditando il mistero), Gloria al Padre.
Cel. Maria, Conforto dei Migranti, Tutti prega per noi.
Litanie
Litanie Lauretane e Litanie dei Santi del rituale “Sacramento dell’unzione dei malati e cura pastorale degli infermi”, ricordando la sua insistente richiesta “pregate per me”.
Signore, pietà R. Signore, pietà R. Signore, pietà R.
Cristo, ascoltaci. R. Cristo, esaudiscici R.
Padre del cielo, che sei Dio, abbi pietà di noi.
Figlio, Redentore del mondo, che sei Dio, abbi pietà di noi.
Spirito Santo, che sei Dio, abbi pietà di noi.
Santa Trinità, unico Dio, abbi pietà di noi.
Santa Maria, prega per lui.
Santa Madre di Dio,
Santa Vergine delle vergini,
Madre di Cristo,
Madre della Chiesa,
Madre di misericordia,
Madre della divina grazia,
Madre della speranza,
Madre purissima,
Madre castissima,
Madre sempre vergine,
Madre immacolata,
Madre degna d’amore,
Madre ammirabile,
Madre del buon consiglio,
Madre del Creatore,
Madre del Salvatore,
Vergine prudente,
Vergine degna di onore,
Vergine degna di lode,
Vergine potente,
Vergine clemente,
Vergine fedele,
Specchio di perfezione,
Sede della Sapienza,
Fonte della nostra gioia,
Tempio dello Spirito Santo,
Tabernacolo dell’eterna gloria,
Dimora consacrata di Dio,
Rosa mistica,
Torre della santa città di Davide,
Fortezza inespugnabile,
Santuario della divina presenza,
Arca dell’alleanza,
Porta del cielo,
Stella del mattino,
Salute degli infermi,
Rifugio dei peccatori,
Conforto dei migranti,
Consolatrice degli afflitti,
Aiuto dei cristiani,
Regina degli angeli,
Regina dei patriarchi,
Regina dei profeti,
Regina degli Apostoli,
Regina dei martiri,
Regina dei confessori della fede,
Regina delle vergini,
Regina di tutti i santi,
Regina concepita senza peccato,
Regina assunta in cielo,
Regina del rosario,
Regina della famiglia,
Regina della pace,
Agnello di Dio che togli i peccati del mondo, perdonaci, Signore.
Agnello di Dio che togli i peccati del mondo, ascoltaci, Signore.
Agnello di Dio che togli i peccati del mondo, abbi pietà di noi.
Prega per noi, Santa Madre di Dio. E saremo degni delle promesse di Cristo.
Ripetiamo “liberalo, Signore”:
Sii misericordioso R. Sii misericordioso R. Sii misericordioso R.
Da ogni male R. Da ogni peccato R. Dalla morte eterna R.
Per la tua incarnazione R. Per la tua morte e risurrezione R.
Per l’effusione dello Spirito Santo Paràclito R.
Ripetiamo “ti preghiamo, ascoltaci”
Noi peccatori ti preghiamo, ascoltaci
Perché tu perdoni i suoi peccati ti preghiamo, ascoltaci
Gesù, Figlio del Dio vivo ti preghiamo, ascoltaci
Cristo, ascoltaci. R. Cristo, esaudiscici R.
Cel. Ti raccomando, fratello carissimo,
a Dio onnipotente:
ti affido a lui come a sua creatura,
perché tu possa tornare al tuo creatore,
che ti ha formato dalla polvere della terra.
Quando lascerai questa vita,
ti venga incontro la Vergine Maria
con gli angeli e i santi.
Venga a liberarti Cristo Signore,
che per te ha dato la sua vita;
venga a liberarti Cristo Signore,
che per te è morto sulla croce;
ti accolga in paradiso Cristo Signore,
Figlio del Dio vivo.
Egli, divino Pastore,
ti riconosca tra le pecorelle del suo gregge,
ti assolva tutti i tuoi peccati
e ti riceva tra gli eletti nel suo regno.
Mite e festoso ti appaia il volto di Cristo
e possa tu contemplarlo
per tutti i secoli in eterno.
Tutti Amen.
(↑↑↑ Preghiera di raccomandazione dei moribondi: potete recitarla per i vostri cari quando sembra ormai imminente il momento della morte: è molto preziosa).
L’eterno riposo donagli, Signore. E splenda a lui la luce perpetua. Riposi in pace. Amen.
Salve Regina
Indulgenza plenaria
annessa alla recita comunitaria del Santo Rosario
Cel. Preghiamo secondo le intenzioni del Papa per l’acquisto delle Sante Indulgenze:
Pater, Ave, Gloria
Cel. Pastore eterno, concedi a Papa Francesco la gioia di contemplare in eterno il tuo volto e donagli il premio promesso ai tuoi servi fedeli. Per Cristo nostro Signore.
Preghiera per la Santa Chiesa
e il papa che il Signore indicherà
Cel. Preghiamo per la Santa Chiesa Cattolica e fin d’ora per il Conclave e per il Papa che il Signore indicherà e proporrà ad eleggere, affinché sia un uomo di Dio. Canteremo allo Spirito Santo con il Veni Creator.
Veni, creátor Spíritus,
mentes tuòrum vísita,
imple supérna grátia,
quæ tu creásti péctora.
–
Qui díceris Paráclitus,
altíssimi donum Dei,
fons vivus, ignis, cáritas,
et spiritális únctio.
–
Tu septifòrmis múnere,
dígitus patérnæ déxteræ,
tu rite promíssum Patris,
sermóne ditans gúttura.
–
Accénde lumen sénsibus,
infúnde amórem córdibus,
infírma nostri córporis
virtúte firmans pérpeti.
–
Hostem repéllas lóngius
pacémque dones prótinus;
ductóre sic te prævio
vitémus omne nóxium.
–
Per Te sciámus da Patrem
noscámus atque Fílium,
teque utriúsque Spíritum
credámus omni témpore.
–
Deo Patri sit glória,
et Fílio, qui a mórtuis
surréxit, ac Paráclito,
in sæculórum sæcula.
–
Amen.
Benedizione
Canto finale | Le tue mani
Le tue mani son piene di fiori,
dove li portavi sorella mia?
Li portavo alla tomba di Cristo
ma l’ho trovata vuota fratello mio!
Rit. Alleluia, alleluia!
Alleluia, alleluia!
Stai cantando un’allegra canzone;
dimmi perché canti, sorella mia?
Perchè so che la vita non muore,
ecco perché canto fratello mio!